martedì 15 dicembre 2020

Marilyn and N:5 Room

 





"Una donna dovrebbe indossare il proprio profumo ovunque le piacerebbe essere baciata", diceva Coco Chanel. La casa di moda racconta con un video e un sito interattivo la storia dell'icona delle icone, Marilyn Monroe e di quelle parole pronunciate durante un'intervista al magazine LIFE . La boccetta di N. 5 tornerà negli scatti che ritraggono la diva nuda nel suo letto, per la rivista Modern Screen, scatti che però, spiega Chanel, non verranno mai pubblicati.



Ecco che il profumo ritorna in un'intervista audio a Marie Clarie sul set di Let's make Love (di
George Cukor), quando l'attrice ammette candidamente che "è la verità", nessuna frivolezza ostentata, lei a letto non indossa altro che qualche goccia di Chanel N. 5. Il passaggio, però, ancora una volta, non viene pubblicato, fino all'ottobre 2012 quando Chanel recupera l'audio che si sente nel video. "Cosa indossi a letto?" le chiede il giornalista. Al che Marylin risponderà. com'è ormai noto: "Chanel N. 5".

La camera









Chapter 08 - Marilyn and N.5 Room




martedì 1 dicembre 2020

Steve Room - 203

 

Admiral Hotel in Milan

Steve Room


Lassù qualcuno mi ama anche se voglio una vita esagerata.
Voglio una vita come Steve Mc Queen.
Esagerata come una camera dedicata ad un mito scomparso 40 anni fà.
Era il 7 novembre del 1980, il mondo dei motori, in una giostra di colori, si consolava ai piedi di Gilles e si apprestava ad incoronare Marco Lucchinelli da Ceparana, re della classe regina, ma, il mondo non basta e questa è un'altra storia come direbbe il mio amico Lucarelli.
Un luogo con magnifici sette oggetti pronti a scatenare un inferno di cristallo per mostrare al mondo questo Jambo di capolavoro. L'inferno è per gli eroi, come un anti-divo col gas a martello, noi però col cuore e con la mente abbiamo fatto una grande fuga per il paradiso.
Ogni cimelio è stato curato nei minimi dettagli pensando a cosa avrebbe detto il mio amico Franco che da vero appassionato di Steve, tre anni fa, è corso a raggiungerlo. Sapeva di essere giunto al capolinea e, mentre lo spronavo come sempre alla vittoria ormai impossibile, mi disse: "Se non ce l'ha fatta lui...". Roba da mettere il papillon insieme al casco.
Ciao amico mio, buon viaggio e ricorda quello che diceva Ian Fleming: "Il modo migliore per godersi un viaggio è quello di avere un albergo dove dormire". Come sempre l'ho seguito alla lettera, a proposito: salutamelo.
Orbis non sufficit dicevamo. Anche se ricco di vetrine, modellini, caschi, pneumatici da corsa e tanta eleganza, sono sicuro che dal paradiso quei due, dopo essersi sfidati fino all'ultimo centimetro d'asfalto (di Le Mans ovviamente) dormiranno tra i due guanciali e quattro ruote nella loro 203.
 
Edward Coffrini Dell'Orto




Terence Steven McQueen (Beech Grove, 24 marzo 1930 – Ciudad Juárez, 7 novembre 1980) è stato un attore statunitense.

Allievo dell'Actor's Studio di New York, è stato uno dei più celebri attori tra gli anni sessanta e gli anni settanta. Famoso per il suo atteggiamento spericolato e da anti-eroe, nonostante sia sempre stato un attore piuttosto problematico per registi e produttori, riuscì sempre a ottenere ruoli di grande rilievo e ingenti compensi. Era di origini inglesi, scozzesi, gallesi, irlandesi, olandesi e tedesche. Figlio di uno stuntman, che abbandonò la moglie, il piccolo Steve fu mandato a vivere a Slater, nel Missouri, presso uno zio. All'età di 12 anni tornò a vivere con la madre, che nel frattempo si era trasferita a Los Angeles, in California. A 14 anni era già membro di una gang di strada e la madre si vide costretta a mandare il ragazzo presso una scuola di correzione californiana, la California Junior Boys Republic presso Chino Hills.

Abbandonato l'istituto, McQueen entrò nel corpo dei Marines dove prestò servizio dal 1947 al 1950. Nel 1952, grazie a un prestito fornito agli ex soldati, incominciò a frequentare i corsi di recitazione presso l'Actor's Studio di Lee Strasberg a New York. Dei 2000 candidati presentatisi alle selezioni, solo lui e Martin Landau riuscirono a entrare nella scuola. Nel 1955 Steve McQueen debuttava a Broadway. McQueen esordì nel mondo del cinema con un piccolo ruolo nel film Lassù qualcuno mi ama (1956) di Robert Wise, ma la sua prima grande interpretazione può essere considerata quella del cowboy Vin nel western I magnifici sette (1960) di John Sturges, regista che lo aveva precedentemente diretto in un altro suo film, sebbene in un ruolo minore, Sacro e profano (1959). L'anno successivo fu la volta del film bellico L'inferno è per gli eroi (1961) di Don Siegel, in cui ritrovò l'amico James Coburn, con il quale aveva già lavorato ne I magnifici sette, e in cui interpretò il difficile ruolo di John Reese, un ex sergente che viene degradato per insubordinazione e per ubriachezza. La definitiva consacrazione per McQueen giunse grazie al kolossal La grande fuga (1963), sempre diretto da John Sturges, in cui interpretò il ruolo dell'audace e spericolato capitano Virgil Hilts, uno dei personaggi che lo resero maggiormente celebre nel mondo del cinema.

Nel 1965 il regista Norman Jewison lo scritturò per Cincinnati Kid (1965), dove McQueen recitò il ruolo del giocatore di poker Eric Stoner, in un'intensa e carismatica interpretazione. Nel 1966, diretto da Robert Wise nel film Quelli della San Pablo, McQueen ottenne la sua prima ed unica nomination all'Oscar come miglior attore protagonista senza riuscire a vincerlo. Norman Jewison tornerà a dirigere McQueen nell'elegante Il caso Thomas Crown (1968), affiancandolo a Faye Dunaway. Nello stesso anno l'attore venne diretto da Peter Yates nel poliziesco Bullitt (1968).

Nella prima metà degli anni settanta McQueen consolidò la propria fama quando Sam Peckinpah gli propose un ruolo da protagonista nel western moderno L'ultimo buscadero (1972), offerta prontamente accettata dall'attore, che riuscì in modo sorprendente a farsi apprezzare dal regista, tanto da proseguire la collaborazione con lui in un altro ruolo da protagonista, questa volta nel poliziesco Getaway! (1972). L'anno successivo fu la volta di Papillon (1973), pellicola avventurosa di ambiente carcerario, diretta dal regista Franklin J. Schaffner. Il personaggio di Henri Charrière, un galeotto realmente esistito, nonché autore dell'omonimo romanzo da cui è tratto il film, viene considerata da molti l'interpretazione fisicamente ed esteticamente migliore e più impegnativa di McQueen. L'anno dopo John Guillermin lo diresse in un ambizioso progetto di genere catastrofico, il kolossal L'inferno di cristallo (1974), accanto a Paul Newman e a William Holden. Nella seconda metà degli anni settanta la carriera dell'attore entrò in una fase di declino. Nel 1980 interpretò Tom Horn nell'omonimo film diretto da William Wiard. La sua ultima apparizione sul grande schermo, prima della sua prematura scomparsa, risale al 1980 ne Il cacciatore di taglie (1980), un poliziesco con sfumature comiche, diretto da Buzz Kulik. Benvenuti nella "sua" camera.

Benvenuti alla 203.











Chapter 01: Peter Lindbergh Room

 Chapter 01 - Peter Lindbergh Room









Nato nel 1944 a Leszno, in Polonia, Lindbergh era di nazionalità tedesca. La sua formazione è correlata alla sfera artistica: ha studiato pittura presso il College of Art di Krefeld, tenendo sempre tra i suoi riferimenti Joseph Kosuth e il movimento concettuale; prima di laurearsi, viene invitato alla Galerie Denise René – Hans Mayer nel 1969, dove ha debuttato. L’iniziazione alla fotografia avviene a Düsseldorf dove si trasferisce, lavorando a fianco del fotografo tedesco Hans Lux; due anni dopo aprirà il suo studio (siamo nel 1973). Il salto in avanti avvenne a Parigi alla fine degli anni ’70, dove entra in contatto con personalità del calibro di Helmut Newton, Guy Bourdin e Hans Feurer e elabora un nuovo concetto di ritratto fotografico. Diventa famoso per ritrarre le figure femminili nella loro bellezza naturale, ribaltando gli standard di bellezza artificiosi della moda e privilegiando i tratti caratteriali di ogni soggetto che affiorano attraverso espressione e gestualità.




Tra i suoi lavori memorabili, c’è la copertina del gennaio 1990 di British Vogue, in cui per la prima volta vengono fotografate insieme le allora giovani modelle Linda Evangelista, Naomi Campbell, Cindy Crawford, Christy Turlington e Tatjana Patitz. Le fotografie delle Supermodels hanno un ampio seguito, diventando ispirazione per il video di George Michael, Freedom! ’90 e per le campagne pubblicitarie di Gianni Versace. 

Ha collaborato con i brand più prestigiosi e le riviste di moda più seguite dalla fine degli anni ’70, tra cui edizioni internazionali di VogueThe New YorkerRolling StoneVanity FairHarper’s Bazaar USWall Street Journal MagazineThe Face, Visionaire e Interview. Ha realizzato nel 2017 il suo terzo Calendario Pirelli (le precedenti edizioni da lui firmate risalgono al 1996 e al 2002). Le opere di Lindbergh sono presenti all’interno delle collezioni permanenti dei principali musei internazionali, come il Victoria & Albert Museum di Londra, il Centre Pompidou di Parigi, il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid e il Metropolitan Museum di New York. Tra le mostre personali, invece, si ricordano A Different Vision on Fashion Photography, esposta alla Kunsthal Rotterdam nel 2016 ) alla Kunsthalle München e alla Venaria Reale di Torino; e Shadow And Substance alla Gagosian Gallery di Londra. Ha diretto Inner VoIces (1999), che ha vinto il premio per il miglior documentario al Toronto International Film Festival e Models, The Film (1991), raccontando la sua carriera nell’alta moda.



Nasce Admiral Hotel Magazine

 Una Storia di Famiglia



 

2 anni prima delle nozze d’oro nasce il Magazine di Admiral Hotel Milan

Ue mi raccomando l’accento

Milan come si dice in milanese

Milan come si dice in inglese

Milan, vabbè il Silvio, con quello che ha fatto per la città, può dire Milan come vuole.

 

Amici clienti e clienti amici mi ripetono da anni lo stesso refrain:

“Dopo gli 008 libri su Bond perché non scrivi un libro sulla storia degli ultimi 50 di Milano attraverso l’Admiral?”

 

Ci sono cosi tante cose da raccontare attraverso gli occhi di clienti passati da queste stanze che con l’aiuto del presidente, memoria storica e mia creatrice, di vecchi collaboratori e clienti, ho iniziato a raccogliere le idee.

Poi arriva quel gran genio del mio amico, un mastro falegname (e non solo) col quale, anche se non c’è, convivo da 2 mesi per fare “le 60 stanze di Jambo”  che mi dice:

“Dobbiamo fare un magazine sull’albergo!”

 

“Obbesdisco!”

Citazione non casuale visto che la mia famiglia aveva un duplice debito nei confronti della famiglia reale.

Garibaldi nel 1866 accettò l’invito del Re a lasciare il fronte del Tirolo (e il 14 aprile 1972, 106 anni più tardi, il primo cliente dell’Admiral fu un austriaco)

Poi il mio bis nonno a inizio secolo riuscì a macchiare di inchiostro con la stilografica la camicia del re che si trovava nel suo stand in fiera ai bastioni di porta Venezia.

Vittorio Emanuele III di Savoia da vero signore sabaudo “l’ha fa na piega lu l’ha fa nanca un plissé”

 

La Fiera anni più tardi si sposto in zona Admiral

Era la Fiera di quando era fiera di essere Fiera come scrisse, parlando di noi, il mio amico Andrea G. Pinketts.

Preston, sceneggiatore di Hollywood, una sera al Carburator bar, davanti a un Martini , disse “Ho imparato l’italiano perché è la lingua di Dante Petrarca e Pinketts.”

Cappi Co-Bondolo doc, certifica in stile Diabolik con centinaia di serate letterarie tenute insieme alla signora in giallo: la mitica Tecla che per prima mi affibbiò il soprannome Ammiraglio.

 

“Voglio un nome che inizi con la A” (primo anche in ordine alfabetico in un epoca dove esistevano solo gli elenchi del telefono)

Il nome arriva dal mondo dei motori ovviamente: la Opel Admiral in produzione dal 1937, che forse mio nonno avrebbe voluto equipaggiare col cuore di famiglia.

 

Il Cav. Luigi Dell’Orto, il genio del carburatori nel 1933, insieme ai fratelli fondò la DELLORTO (orgoglio nazionale con più di 500 mondiali vinti) e su imbeccata di mio padre ebbe l’intuizione Admiral.

La leggenda vuole che durante il “ciclo e motociclo” uscisse dallo stand di Carburatori per salire sui tetti della fiera e guardare verso porta Domodossola dove anni più tardi sarebbe nato l’hotel di famiglia.

Il vecchio palazzo che sorgeva sulla curva più impegnativa del “Circuito Fiera di Milano” venne demolito per creare quel un pezzo di storia, quel collante famigliare (unico orgogliosamente sopravvissuto allo spostamento della fiera) che oggi dopo 48 anni e tre generazioni è ancora Admiral hotel Milan.

 

Bellezza, modernità e vicinanza a fiera studi Rai e San Siro hanno trasformato questo hotel in una sorta di dopo teatro dove vip e clienti facevano carte false per soggiornare.

 

Nei miei sogni di bambino il pallone era cannone e chi non ci credeva era Felix Magath.

Quante volte Causio e Bettega hanno giocato a calcio in cortile rompendo vetri fino al loro soggiorno al MIAS

Quante volte Niki Lauda col go kart a pedali si è lanciato per la discesa del garage fino a quando un giorno non arrivò in sala Trafalger per presentare al mondo la Lauda Air durante la BIT.

Quante volte il cannabile Mercx è caduto col la sua Graziella azzurra e poi da grande si divertiva a scherzare al bar.

“Sig Coffrini, Allora domani siamo d’accordo 100 km in bicicletta”

“No lasci perdere non vorrei umiliarla in fin dei conti lei è sempre Mercx.”

“Ti rigrazio sei un amico.”

E il ct della nazionale Cassani con Bettini Ganna Moser 

E che dire della Valanga Azzurra che pur di aver la stanza mi regalava scarponi e piumini con Pierino Gross che mi confesso che i Nava ski sistem, di cui era testimonial, erano una cagata pazzesca.

Vedere nella tv della hall lo slalom di Kitzbuhel con Luc Aplhan in attesa che il padre eterno, Alberto Tomba, venne a nominarmi cavaliere dello sci dopo aver mangiato la leggendaria pasta pomodoro e tonno di Mamma, non ha prezzo.

“Edward hai più roba tu di Alberto del museo dello sport di Barcellona” disse Laura la sua mitica manager.

Mamma Mariagrazia in un pranzo a casa sua con mio figlio disse:

“Ma perché a te regala tutta questa roba che agli altri non ha mai dato nulla?”

“Ma signora io sono James Bond”

La capacità di non prendersi mai troppo giocando il mio soprannome.

 

Arbore giocando a nascondino con i Mori di Torino, nascondendosi  tra 10 piani di morbidezza, risultava introvabile, Mike venendo a trovare i concorrenti mi regalò l’adesivo del cavallino Michele (volevo il pupazzo Diobond), a 7 anni Franco Franchi a pranzo tra una battuta e l’altra spiegava la differenza tra mafia buona e quella cattiva.

“Papà cos’è sta Mafia?”   

“Signora c’è un bambino che dorme nel deposito bagagli” era Renato Raschel che informava mia mamma.

“Che c’avete na matrimoniale per un vostro vecchio cliente?”

“Ma signor Califano siete in tre”

“Allora damme la tripla!”

“puttane giornalai gente in cerca di guai”

l’Onorevole Cicciolina, Enzo Biagi e Carlo Lucarelli o Silvan cacciato perchè le colombe avevano cagato ovunque.

La grande Inter di Mazzola, Suarez, Corso e Facchetti che faceva il derby con Diego e Galliani.

L’Admiral cup, una decennale sfida a calcio conto Il principe d’Asburgo Triestino che, con l’amico Mario Roma, arrivarono ad ingaggiare ex professionisti per “una stanza in più”

Daniela Bianchi e Luciana Paluzzi, le Bond girl del James Bond quello vero,

Lo scherzo telefonico della Murino e la voce di 007 di Luca Ward.

Sfilate di mode, casting e modelle.

“Niente di vero tranne gli occhi” Scusa Giorgio ma in questo caso sono le orecchie.

“Insomma avevo chiesto una camera silenziosa e non si può dormire dal rumore.”

“Ci scusi signora ma Faletti, il mago Forrest e Valentino Rossi stanno scatenando l’inferno.”

Dopo 1 minuto era nella hall in ciabatte e camicia da notte, in stile Claudio Villa, che però prediligeva la ciabatta a fascia da piscina, per assistere allo spettacolo.

Con Giorgio diventammo amici e quella fu una delle serate più divertenti della mia vita.

“LORENZO! LORENZO!”

“Ma chi cavolo è sto Lorenzo?”

Mamma era ignara della nascita del GRANDE FRATELLO

Risse di professionisti della MMA nella hall, tenuta a bada dal fraterno Boccotti e Pinilla  (arbitro ex Mossad) mentre il futuro presidente del Senato teneva una riunione elettorale.

 

“Dottor Coffrini Dell’Orto la disturbo?”

“Un attimo che scendo dallo ski-lift!”

20 anni sono passati da quell’approccio professionale con quella che, solo in seguitò, scoprii essere la responsabile della rete estera della fiera di Milano.

Ancora oggi si chiede come feci a far venire Ferrari AD di Fiera Milano S.p.a. a una serata in hotel.

 

Si potrebbero riempiere pagine e pagine.

Magari sarete voi stessi a scrivere articoli per questo magazine per raccontare storie e aneddoti aneddoti ancora sconosciuti.

 

Il sito internet i social non bastano!

Jambo, in una sorta di Vogue hotel magazine, renderà il tutto elegante come le sessanta stanze del primo e unico “collection life hotel”.

 

Ci saranno chapter per cercare di spiegare cosa sono e come nascono l’Admiral le sue stanze,

ci saranno foto disegni e tanti aneddoti segreti.

Ma niente sarà come esserci!


Marilyn and N:5 Room

  "Una donna dovrebbe indossare il proprio profumo ovunque le piacerebbe essere baciata", diceva Coco Chanel. La casa di moda racc...